Enrico Anselmi

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Battito leggermente accelerato, in mano un bel pò di spartiti disordinati e semi distrutti.
Stai lì davanti al campanello in attesa che scocchino le cinque e trenta, la mente canticchia qualche motivetto dell’ultimo pezzo che hai studiato, il corpo inizia a produrre adrenalina.
Senti il tuo cuore battere.
Le gambe di piombo, lo stomaco annodato, qualcosa di pesante alla base della gola.
La gente che passa accanto a te sembra immersa nella routine quotidiana, passi veloci, portiere delle macchine aperte e richiuse con forza, voci dal parco di genitori che inseguono i figli.
17.26, una figura si alza dietro la finestra semi coperta dalle tende bianche. È di spalle, riordina qualcosa sul tavolo.
Avvicini il dito al campanello di ottone con la sua opaca scritta “E. Anselmi”,

Il suono del campanello vibra per un attimo, una voce risponde “Entra pure”.

Oltrepassata la magnolia gigante, sulla soglia d’ingresso subito tutto diventa penombra. Gli occhi si ribellano a quella momentanea cecità, cercano i dettagli invisibili dei fiori secchi posati nei piattini, il valore di qualche monetina sparpagliata casualmente sul comò, e finalmente distinguono a chiare lettere i titoli degli spartiti disposti alfabeticamente lungo tutta la parete.

Non c’è nessuno. Azzardi un “Buonasera…” spostandoti lentamente dentro la stanza, e Anselmi appare dalla cucina. Sembra stanco, si muove lentamente verso la sedia di qualche importante designer, comprata anni fa in uno dei suoi viaggi intorno al mondo.

“Cosa mi fai sentire oggi?”

“Ravel, Il primo di Gaspard de la nuit, ma ha ancora qualche problema di memoria”.

Annuisce in silenzio.
Sistemi lo sgabello, nella penombra guardi i tasti dello Steinway un pò ingialliti, aspetti che lui prenda lo spartito..ma non si muove dalla sua posizione. Gambe leggermente accavallate, braccia incrociate con disinvoltura e il suo sguardo attento dietro gli occhiali che puoi percepire dietro la tua spalla destra.

-Silenzio-

https://youtu.be/xrJftJWuCDI